IL LUTTO : COSA SIGNIFICA, COME RICONOSCERLO, COME AFFRONTARLO

 

 

Nonostante l'argomento di questo articolo sia ahimè alquanto familiare (ognuno di noi ha vissuto un lutto nella sua vita indipendentemente dalla sua tipologia) il titolo potrebbe risultare ad alcuni particolare se non addirittura “bizzarro” soprattutto per quanto riguarda la prima parte “cosa significa” ma soprattutto “come riconoscerlo”. Infatti qualcuno potrebbe legittimamente domandarsi cosa possa voler dire riconoscere un lutto, ed altrettanto banalmente potrebbe spiegarsi: “ E' così semplice, è la condizione che si accompagna alla morte di una persona a noi cara!”. In effetti è giusto, ma è altrettanto corretto ricordare che il lutto non si presenta unicamente in questa triste circostanza.

Può rappresentare la perdita di un obiettivo personale considerato essenziale per un individuo (un obiettivo lavorativo ad es.),di un certo progetto in cui si sono investiti tempo e soprattutto emozioni, un vero vissuto (ad es. un matrimonio finito con un divorzio, oppure la fine di una relazione di qualunque tipo essa sia) o ancora un allontanamento prolungato o definitivo vissuto dal soggetto come abbandono o una perdita vera e propria (un figlio che va via di casa, un genitore che si allontana definitivamente – assenza- ). E ancora, se vogliamo rifarci alla cronaca contemporanea, un figlio portato via dalle istituzioni senza alcuna concreta e sostanziale motivazione (vedi caso Bibbiano) .. la lista potrebbe continuare! E' naturale per alcune persone pensare che queste tipologie di “trauma-lutto” non siano paragonabili ad un decesso, ma vi assicuro che per molte persone perdere un particolare “oggetto d'amore o di vita” può rappresentare una vera e propria condizione luttuosa e in questi casi non sempre viene riconosciuta nonostante si presenti con le tipiche fasi che la rappresentano e tutti i derivanti sintomi specifici.

Di fatto è un vero e proprio trauma da superare. Trauma, parola greca che significa “ferita, lacerazione” in questo caso una lesione dell'organismo psichico per effetto di eventi che irrompono (bruscamente o meno) in modo distruttivo o comunque deleterio. Freud con la nozione di trauma, si riferisce all'intensità di un evento a cui il soggetto non è in grado di rispondere in modo adeguato. Non importa l'origine del trauma, quest'ultimo può comportare quegli effetti tali da non consentire il soggetto a svolgere una sana ed equilibrata esistenza personale e sociale.

[per coloro che lo conoscono, credo in molti, vi ricordate Rambo, il film in cui Sylvester Stallone interpreta un reduce di guerra che torna nel suo paese dopo aver combattuto il conflitto armato in Vietnam? Ebbene, nonostante i trascorsi, deve iniziare una nuova vita portando con sé tutto il suo traumatizzante bagaglio esperenziale (PTSD – disturbo da stress post traumatico) e si trova ulteriormente ad affrontare un rientro devastante (notizia della perdita dei suoi amici/compagni deceduti) e nuovi conflitti non meno traumatici (una società che lo rifiuta in quanto veterano contribuendo ulteriormente alla perdita della propria dignità e identità!. Immaginate quale lutto deve affrontare!]

Pensiamo anche ai reduci dei campi di concentramento. Infine consideriamo quelle condizioni che personalmente definisco “pseudo-lutti”o in alcuni casi “lutti-borderline”. Ad es. la notizia di una malattia degenerativa o la conferma di una diagnosi di neoplasia o di una qualsiasi altra patologia con una prognosi clinicamente piuttosto imprevedibile. Anche in questi casi si possono presentare le fasi tipiche del lutto che, a seconda della patologia annunciata, ne rappresentano un “anticipo” (anche di breve durata) che poi nella migliore delle ipotesi potrebbero in parte risolversi, oppure nel peggiore dei casi si potrebbero amplificare o cronicizzare divenendo così un “lutto nel lutto”. (Pensiamo ad una diagnosi di neoplasia, in questo caso nonostante l'esito potrebbe essere positivo, inizialmente è presente comunque un percorso traumatico e tipicamente luttuoso e questo può successivamente ripresentarsi purtroppo in modo enfatizzato in caso di esito infausto). Anche la diagnosi di una condizione ancora in parte sconosciuta (per quanto riguarda la sua evoluzione) come l'Autismo può generare in una coppia genitoriale le stesse fasi del lutto; il distacco in questo caso si riferisce non tanto alla sfera fisica quanto a quella affettivo-emotiva.

 

Fatta questa introduzione, essenziale secondo me, valutiamo cosa è effettivamente il lutto! L'esperienza della “perdita”, qualunque essa sia, comporta una serie di reazioni psicologiche che si ripercuotono sulla sfera emotiva, cognitiva e comportamentale del soggetto; la loro intensità e durata sarà proporzionale al tipo di distacco, ovvero alla valenza che questo ha per la persona che affronta tale perdita, dipendentemente anche dalla condizione psico-affettiva/sociale del soggetto stesso (ad es. una donna rimasta sola, magari con precedenti vissuti di abbandono, vivrà con maggiore sofferenza la perdita del suo animale domestico). Quindi va riconosciuta ovviamente una certa soggettività! Inoltre c'è tutto l'iter di riti che si affiancano a tale sconvolgimento psico-emotivo che varia a seconda del contesto socio-culturale e religioso.

Il lutto è fisiologico, quindi ogni persona ha i propri tempi per elaborarlo e ciò dipende da molti fattori intra ed extra personali. Non è prevista una durata specifica ma diciamo che se i tempi si prolungano per più di un anno e mezzo e in tale periodo continuano ad essere vissute invadenti emozioni, quali ad es. dolore profondo, rabbia, sensi di colpa etc., e ciò ovviamente interferisce con lo svolgimento della normale quotidianità individuale sia nella vita privata sia nella sfera sociale, in questo caso deve scattare un campanello di allarme perchè si può parlare di LUTTO PATOLOGICO!

Il lutto in realtà è una fase normale in quanto rappresenta un adattamento di un soggetto alla separazione, al distacco, alla perdita; la sua elaborazione consente di accettare e superare le varie fasi affinchè il soggetto ritorni ad uno stato di benessere e possa continuare la propria esistenza in modo più sereno possibile nonostante il trauma subito. Ma questo meccanismo così delicato può bloccarsi o essere evitato, di conseguenza si deve intervenire.

 

FASI TIPICHE DEL LUTTO:

INCREDULITA' E RIFIUTO

DOLORE

RABBIA

PAURA

SENSO DI COLPA

ACCETTAZIONE PACE

Ritengo opportuno aggiungere ulteriormente IL SENSO DI IMPOTENZA E QUINDI FRUSTRAZIONE e LA SPERANZA E LE ASPETTATIVE.

Questo non è un elenco sequenziale perchè in base alla mia esperienza professionale, non esiste un ordine pre-definito. Queste emozioni (a parte le ultime due, accettazione e pace) possono variare e coesistere a seconda della condizione sia generale sia soggettiva. Intanto precisiamo che non tutte queste fasi possono presentarsi, ad es. il senso di colpa può non rientrare nel corso della metabolizzazione del lutto. Altre fasi come la paura, il rifiuto o l'incredulità possono presentarsi più volte (ad es. quando si viene a conoscenza di una condizione clinica importante e quando questa viene confermata nel tempo e ancora quando l'esito è infausto quindi quando c'è il distacco vero e proprio, la perdita; oppure nel caso in cui un coniuge apprende che l'altro vuole divorziare fino alla fase di distacco e quindi assenza). Il dolore solitamente accompagna un po' le varie fasi e va a modificarsi in base alla situazione e con il tempo. Subentra a posteriori, anche se nella normalità in modo limitato, durante il ricordo. Le ultime due fasi rappresentano in effetti la risoluzione del trauma/lutto.